previously in Sciacca, August 2015 and then in Genoa, May 2017

"Does being a Christian make a man an individual with a superior morality?" This is precisely the question that Flavio Tiberti asks himself. A question that finds answers in his journey to Sicily, a land still full of popular stories and traditions linked to Western-Christian culture, a culture that in the past has generated bloody vows in defence of the dogmas of the Church, often exhausting its conception.


  • Date:30/01/2020 07:00 PM - 28/02/2020 07:00 PM
  • Location Corso Valdocco, Turin, TO, Italia (Map)
  • More Info:EMERGENCY

Description

In "Rovi di Mare" Tiberti managed to capture various aspects that man uses to find direct contact with his own spirituality: humility, authenticity, simplicity, pain understood as an expression of sacrifice.

A preparatory pain, essential, inevitable, but at the same time sweet and warm.A passionate and ecstatic pain that lightens the conscience.

A pain that does not focus on mere ostentation, but on the spontaneous manifestation of an ineluctable reality.

All these values are lived in the physical and passionate contact that the true believer continually tries to establish with the divine (as opposed to a cold, bigoted and superficial routine) through a ritual, tribal and propitiatory gesture: the spontaneity of a small votive gesture, the humility of physical labor, the healthy lesson of a father to his children on sacrifice, the pain of a simple man who stages the most fatal of martyrs.

It is this last shot that becomes the protagonist of the series "Rovi di Mare", a scenario composed of two faces of human spirituality / sensitivity: the one that looks at problems at a dedicated distance without intervening (the viewer in the side part of the concealed); and the one engaged in walking the painful path among the sharp brambles (in the foreground under the contrasting light of a bull's eye), a contrast that focuses attention on thorny questions: How much is it worth being a Christian?

How willing are you to suffer to keep those spiritual principles?

How long would you be able to tolerate your discomfort with the different?

Anthony Francesco Bentivegna



In “Rovi di Mare” Tiberti è riuscito a immortalare diversi aspetti di cui l’uomo si serve per trovare un contatto diretto con la propria spiritualità: l’umiltà, la genuinità, la semplicità, il dolore inteso come espressione di sacrificio.

Un dolore propedeutico, essenziale, inevitabile, ma allo stesso tempo dolce e caldo.Un dolore passionale ed estatico che alleggerisce la coscienza.

Un dolore che non verte verso la mera ostentazione, bensì, verso la spontanea manifestazione di una realtà ineluttabile.

Tutti questi valori sono vissuti nel contatto fisico e passionale che il vero credente tenta continuamente di instaurare con il divino (in contrapposizione ad una fredda routine, bigotta e superficiale) attraverso una gestualità rituale, tribale e propiziatoria:la spontaneità di un piccolo gesto votivo, l’umiltà del lavoro fisico, la sana lezione di un padre ai figli sul sacrificio, il dolore di un semplice uomo che inscena il più funesto dei martirii.


Proprio quest’ultimo scatto diventa voce protagonista della serie “Rovi di Mare”, scenario composto da due facce della spiritualità/sensibilità umana: quella che guarda i problemi a dedita distanza senza intervenire (la spettatrice nella parte laterale dell’opera, oscurata e ben celata); e quella impegnata a percorrere il doloroso cammino tra i rovi acuminati (in primo piano sotto la luce contrastante di un occhio di bue), un contrasto che pone l’attenzione su spinosi interrogativi: Quanto vale essere cristiano?

Quanto si è disposti a soffrire per tenere fede a quei principi spirituali?

Fin quanto riusciresti a tollerare il tuo disagio nei confronti del diverso?


Anthony Francesco Bentivegna